giovedì 28 gennaio 2016

Poesie di Cécile Oumhani


                                                                  Foto di Comasia Aquaro



Poesie di Cécile Oumhani  

A nos yeux pensifs  
Intense en sa couleur
La mer était  
Chemin de flammes muettes
Vers l'unique instant du miroir  


Ai nostri occhi pensierosi
Intenso nel suo colore
Era il mare
Strada di fiamme mute

Verso l’unico istante dello specchio 


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Les mots                                                                              
Lentes braises                                                                      
Se faisaient lueur                                                              
En cet aval de mains perdues                                              
Obscure traversée des corps                                                
Epris d'aube et de légende                                                   

Le parole
Lente braci
Si facevano barlume
In questa valle di mani perdute
Oscura traversata di corpi
Invaghiti d’alba e di leggenda

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Persiennes entrebâillées                                                     
Sur des destins clos                                                            
Odeurs de cire et de pierre mêlées                                     
Et l'épilogue des toits                                                         
Plainte muette du laurier                                                    
Ouvert en sa splendeur                                                       
Témoin ultime                                                                    
Au naufrage des possibles                                                  i

Persiane traballanti
Su dei destini chiusi
Odori di cera e pietra mescolate
E l’epilogo dei tetti
Aperto nel suo splendore
Testimone ultimo
Al naufragio dei possibili


(Dalla raccolta intitolata  "En l'attente de midi"  traduzione di  Comasia Aquaro)



Luisella Carretta e la sua arte di piume…

Luisella Carretta e la sua arte di piume…

Sulla cenere nera scrivo un messaggio perché si sappia che se qui siamo è perché stiamo ancora cercando” … Scrive Luisella Carretta in Islanda…
La vasta e complessa esperienza artistica di Luisella Carretta, la si potrebbe riassumere in una sola parola: viaggio, intesa in tutti i suoi molteplici sensi e significati. Ma la sua arte nomade è precisamente una via- per un cammino di ricerca continua e incessante che fa spostare il corpo, la mente, lo spirito e l’arte stessa verso un dove ogni volta nuovo e originale: Un dove situato nello spazio e/o un dove situato nello spirito.
Ma va precisato che il viaggio che coinvolge l’artista non è solo un iter verso la propria identità che attraverso i paesaggi del mondo scopre i propri paesaggi interiori e li arricchisce di una nuova visione di sé stessa e del mondo… Non è solo una ricerca di luoghi attraverso cui esperire una dimensione dello spirito che si consustanzia nei luoghi stessi con tutto quello che vi è in essi di meraviglioso o inquietante, la natura, gli animali , gli amici che incontra, i silenzi che incontra.. Ciò che emerge dai suoi lavori è una ricerca continua di un nuovo spazio-tempo che lei esprime attraverso tutta quanta la sua arte e che coinvolge tutto quanto il suo corpo d’artista… per esempio attraverso le performances…«il corpo come segno in movimento- il corpo si muove ed emana messaggi energie, Il movimento nasce dall’interno e si proietta verso lo spazio.»
E’ un’Arte che evidenzia la ricerca di un dialogo costante tra le proprie immagini interiori e la realtà del mondo la quale impregna il sentire di Luisella tanto intensamente da farsi essa stessa arte, senza alcun passaggio intermedio di rappresentazione… penso per esempio a quei momenti in cui l’artista Luisella tenta di catturare la verità del mondo servendosi magari di una garza lunghissima che assorbe terre, sabbie, acqua, vento, foglie… L’artista si serve di tutti gli strumenti possibili per rivelare la bellezza, e il mistero del mondo e della vita … Non abbiamo comunque a che fare con un’arte che rappresenta, ma con un’arte che vive, che è colta nel suo farsi … nel suo ritmo, come direbbe Henri Maldiney, che è poi lo stesso ritmo dell’esistenza.

Atlantide, Luisella Carretta

                                                          



Ma cos’è questo viaggio di cui è intrisa l’arte di Luisella Carretta?
Il viaggio qui va inteso, secondo la mia analisi, soprattutto come lancio, slancio di sé, come il proiettarsi verso spazi nuovi che diventano per Luisella l’ambito entro cui inscrivere il proprio viaggio di vita.
La vita quindi, l’esistenza stessa, che in questi movimenti che implicano lo spazio-tempo trova la sua ragione d’essere – di ex-istere. L’uomo certo non potrebbe esser-ci se non avesse uno spazio e un tempo, che lo collocassero in questo qui- ora.
L’esperienza di quest’artista nomade è quindi a mio avviso un’esperienza tutta dell’esistere- in cui l’essere apre davanti a sé una possibilità nuova. La novità dei luoghi, l’avventura, la scoperta di terre e persone diverse, diventano il ponte attraverso cui Luisella apre una nuova possibilità dell’esistenza. Una possibilità che non si possibilizza mai, ma che resta come sguardo aperto sul varco dell’avvenimento-mondo e natura .. e solo in questo varco, in questo passaggio – poros – che resta sempre provvisorio- senza mai trovare un territorio esteriore o interiore che l’acquieti o che possa rinchiudere permanentemente tra i suoi limiti questo spirito libero. La permanenza, la fissità, la sclerotizzazione del movimento in sé o fuori di sé nello spazio, sarebbe fatale per quest’artista, che per esser-ci e per esprimere questa sua identità tutta nomade, ha la necessità di aprire il sé verso il nuovo. Il nuovo che è possibile solo dopo il passaggio attraverso il vuoto dell’ignoto. Lo spazio e il tempo sono captati solo grazie a questo movimento incessante verso un dove di cui l’artista non ne sa nulla a priori, nulla ne sa, prima di aver sentito con tutto il suo corpo che si sposta sulla geografia del mondo...come lei stessa dice. L’iscrizione della propria identità di donna e d’artista è possibile solo attraverso questa comunicazione fondante del sé che passa necessariamente attraverso i luoghi, le persone, gli animali e tutta la natura del mondo …. E questa comunicazione che fonda il sé è possibile solo in questo passaggio, in cui tutto è in divenire, tutto è in un fluido cangiante che cambia sé stessi con il mondo che si incontra. La vita è possibile solo in questa corrente di trasformazione che porta Luisella da un luogo all’altro, fuori da sé e tornando a sé, dentro di sé, secondo un’analisi Heideggheriana .. che vede il ritorno a sé come ritorno alla possibilizzazione dell’esistenza che dopo essersi lanciata in un progetto- in un proiettarsi verso un impossibile ancora a definirsi .. torna a sé per fondarsi nel reale.... attraverso l’arte la quale è ancora un altro viaggio...«l’arte è una via », come dice Paul Klee, arte che non trova mai una forma definita, o meglio la sua forma diventa la ricerca di una forma, il non definito, il non fisso..il mutevole, il cangiante, la forma nel suo perenne formarsi..
Non c’è un luogo da raggiungere, né un luogo dove tornare… Perché il punto di partenza anch’esso non rimane più lo stesso, anch’esso viene trasformato--- poichè il ritorno è innanzitutto il ritorno a un altro di sé, che reca le stigmate del proprio viaggio interiore, e che di sé lascia all’esterno un’orma differente, uno sguardo rinnovato.. una capacità di comunicazione più schietta e autentica… faticosamente conquistata… Va inoltre considerato, che il luogo di origine viene trasformato dal tempo stesso, da quel tempo che lì non si è vissuto e che inesorabile trasforma sempre ogni cosa, sia che ci siamo e sia che noi non ci siamo … Da qui deriva la condizione di esule dell’artista…cioè senza suolo, come ritenevano i latini.
Infatti, nell’arte di Luisella Carretta non è rilevante tanto lo spazio geografico, delimitato da coordinate spaziali, ma quello spazio e quel tempo coinvolti nel ritmo, come spiega il filosofo Henri Maldiney, in cui vi è una fluidità in movimento, in cui sono coinvolti reciprocamente e simultaneamente sia l’essere che lo spazio-tempo… In questa fluidità e di questa fluidità è fatta l’arte di Luisella Carretta.
Anche la spiegazione dei suoi momenti di trance è forse da ricercare in questa fluidità, in questo magma delle cose tutte, in cui neppure l’essere è fisso, proprio perché immerso in questa corrente del divenire delle cose stesse.. su un treno, per esempio…lo spazio appare in movimento e il tempo è quello dello spazio in movimento… Se per assurdo vivessimo tutta la vita su un treno in corsa, anche le coordinate spazio/temporali avrebbero un altro senso, e forse vivremmo in un perenne stato di vertigine dei luoghi che attraversiamo.
Per essere, per ex-istere, è necessario stare sempre al varco della possibilità… aperti noi stessi in questa apertura… che rende possibile la comunicazione fra noi e il mondo e quindi l’esistenza.. si tratta di un’apertura verso l’ignoto, l’estraneo da sé e l’estraneo di sé… è varco verso ciò che ancora non è, che è in divenire… che è forza cosmica nel ritmo dell’attuazione dell’esistenza … Nel varco c’è il magma in cui la vita si prepara allo slancio…c’è il turbinio del tempo e delle cose tutte, e trovarsi in quel vortice, consente spesso all’artista di avere una potente intuizione del mondo e spesso una premonizione addirittura, dei fatti della natura e della vita… perché l’artista si trova nella corrente cosmica in cui gli eventi sono nel grembo dell’universo.. pronti a divenire… e l’artista è in comunicazione dentro questo tipo di energia ed è avvezzo a sentire questo linguaggio delle forze della natura in continuo movimento e ce lo trasmette ogni volta attraverso la sua arte, che utilizza ogni forma possibile per comunicare tutto questo… Scrive a tal proposito Luisella -
«troppe barriere ci dividono dall’energia del mondo»
La vita è energia – ritmo. E la si coglie appieno proprio nel varco in cui essa si possibilizza, nello slancio…
Se dovessimo indicare il percorso dell’esistenza con un disegno… disegneremmo la traiettoria di una freccia, non l’arciere, non l’arco, non il bersaglio, ma il percorso nel suo compiersi, perché è in quella traiettoria che c’è il ritmo vitale… traiettoria che non ha spazio né tempo fisso, perché è un divenire… solo dopo che la freccia ha percorso il suo tragitto, potremo riuscire a iscriverne il percorso..

Va ricordato il punto di partenza della ricerca di Luisella Carretta… Lo studio del volo degli uccelli…
Da numerosi schizzi e disegni possiamo indovinare l’espressione dello sguardo di Luisella Carretta, uno sguardo che segue i voli tracciando i sentieri azzurri degli uccelli … liberi di andare in quell’unico cielo del mondo… in uno spazio che non ammette confini e in un tempo che è quello naturale del ritmo dell’esistenza... un battito d’ali… uno dopo l’altro… per ex- istere… per andare… perchè il vivere stesso è un andare verso…
Scrive Luisella -
«Ripenso al volo – il suo essere padrone di ogni mio pensiero…»

                                         Luisella Carretta e Comasia Aquaro


La scrittura di Luisella Carretta


E’ interessante notare che l’opera letteraria di quest’artista può essere letta, interpretata e vista in vari modi… La sua infatti, è anche una scrittura fortemente visiva, fatta di colori, sfumature, ma anche di linee, di crepe, di buchi, squarci, tagli …«La scrittura…- dice Luisella stessa in un suo diario d’Irlanda- come possibilità creativa nelle situazioni limite.. perché non hai spazio, né forza per osare il segno o la pittura… con le mani gelate…»
Scrittura poetica «rischi ad ogni passo di sprofondare nel ventre della terra»..sono suoi versi
Scrittura che sembra una partitura musicale ci sembra infatti di sentire leggendo i suoi testi, il suono del vento, delle cattedrali silenti, degli alberi, delle acque, della neve, degli animali notturni, delle bestie in agguato, delle cucine da campo, il suono del silenzio che lei dice – «arriva come una memoria lontana»…e che a volte “è totale e inquietante” e il suono dei voli degli innumerevoli uccelli che popolano la sua scrittura e tutta quanta la sua arte di piume. Scrive Luisella “Il rumore della terra che parla oltre fessure e cavità”..
Scrittura che parla del magico, del potere, dell’energia, contenuta nel mondo… e noi sappiamo come il nostro vivere quotidiano ci abbia così tanto alienato da aver perso questa capacità di sentire il mondo che per alcuni popoli per fortuna è ancora vitale, dice Luisella “troppe barriere ci dividono dall’energia del mondo” .
Scrittura pedagogica
Che insegna a vivere.. Lei scrive infatti:
abbandonare il quotidiano.
Lasciarsi attraversare dal luogo.
Porgere all’altro la parte migliore di noi stessi:”
Scrittura che insegna a riflettere sulla vita e sul significato del Tempo … scrive Luisella … «.. che si ha di solito un cattivo rapporto col tempo, che bisogna imparare ad attendere.. conoscere i propri limiti. Non puoi cambiare il corso delle cose. Gli accadimenti avvengono anche senza di te. Non puoi fermarli.»
Scrittura di solitudine
Che permette un percorso verso la verità “La solitudine rivela le ferite della terra e del cuore” scrive Luisella in Dove le pietre volano
Scrittura tutta interiore in cui l’uomo si rivela a sé stesso attraverso un dialogo natura/uomo che definisce un rapporto costante insito nel qui/ora/io sono/. Che trova nei paesaggi del mondo le linee armoniche entro cui vedere il sé … i percorsi esteriori sono interiori e viceversa…. In un perenne dialogo con sé stesso e col mondo … dove il respiro della natura è il soffio della sua personale intima ricerca:
sulla cenere nera scrivo un messaggio perché si sappia che se qui siamo è perché stiamo ancora cercando” …

Maggio 2008 Comasia Aquaro




Bibliografia:




MALDINEY H., Art et existence, Klincksieck, Langres 2003.

MALDINEY H., Della transpassibilità, a cura di Federico Leoni, Mimesis, Milano 2004.

MALDINEY H., L’art, l’éclair de l’être, Éditions Comp’Act, Chambéry 2003.

HEIDEGGER M., Essere e tempo, a cura di Franco Volpi, traduzione di Pietro Chiodi, Longanesi, Milano 2005.

HEIDEGGER M., Seminari, a cura di Franco Volpi, Traduzione di Massimo Botola, Adelphi Edizioni, Milano 1992.

BACHELARD G., Psicanalisi delle acque. Purificazione, morte e rinascita, traduzione di Anna Chiara Peduzzi e Mariella Citterio, Red Edizioni, Como 1992.


















giovedì 14 gennaio 2016

Pasolini. Devenir d’une création di Angela Biancofiore


Pasolini. Devenir d’une création par Angela Biancofiore 
L’Harmattan, « Champs visuels », février 2012 ISBN : 978-2-296-96046-6 304 pages 


Il libro PASOLINI. DEVENIR D’UNE CRÉATION” di Angela Biancofiore, ha il pregio di far chiarezza su tutta la creazione artistica di Pier Paolo Pasolini da cui spicca limpida la profezia del poeta che va accolta e intesa alla luce del difficile processo storico che stiamo vivendo in Europa e nel mondo. Scrive Angela Biancofiore: «…il suo lavoro di scrittore, di poeta e di intellettuale ci ricorda che la cultura non è separata dalla vita, e che la vita è anche un lungo cammino verso il divenire della storia.» Prima che la storia diventi storia, come ci insegna anche Gilles Deleuze, c’è un’area temporale che non è vuota, ma in formazione, in divenire. Il divenire è pertanto un accadere partecipato da chi opera nella contemporaneità, ed è in questo divenire che noi poeti, artisti e intellettuali siamo chiamati a operare. L’umanità, che è la vera protagonista della storia, dalla storia stessa rischia di essere cancellata, poiché il male è banale - come ci avverte Hannah Arendt - e pertanto, occorre sempre vigilare. E’ impossibile, purtroppo, escludere il rischio, che la mina vagante dei totalitarismi, possa riapparire camuffata sotto altre forme: essa trova terreno fertile proprio laddove le masse non sanno più pensare. In un momento in cui stiamo rischiando la perdita dell’umano e la distruzione del pianeta, mettersi in ascolto delle opere pasoliniane con uno sguardo libero e disancorato da qualunque sapere restrittivo, non può che farci bene. Pasolini - secondo l’analisi di Angela Biancofiore - aveva previsto che la forma di neocapitalismo progressista e unificatore che si affacciava alla storia, avrebbe coinciso con l’industrializzazione totale del mondo e con l’applicazione tecnologica della scienza, e di conseguenza avrebbe formato una vera e propria unità culturale effettiva: una unità di forme sociali, di beni e di consumi. Questa omologazione sarebbe sfociata proprio in una “mutazione dei valori della cultura” come chiarisce l’autrice - la quale aggiunge: «Pasolini arriva a definire una nuova forma di fascismo che si diffonde in Italia, un fascismo derivato dalla mutazione dei valori, ben più pericoloso del vecchio fascismo perché riesce ad abbattere il sistema dei valori che il fascismo storico aveva lasciato intatto. L’essere umano che è il prodotto di questa mutazione è temibile perché non ha più radici.» 
Il sistema economico globale già produce, difatti, una società malata e robotica: una “finta umanità” che appare sempre più incapace di pensarsi e di rigenerarsi, tanto che, un po’ ovunque, sembra assente o difficile un sano dialogo all’interno delle polis. Tutto ciò, come rileva Angela Biancofiore, era stato annunciato da Pasolini, il quale, poiché ben percepiva che era in atto una mutazione dei segni culturali, ha sempre cercato di comunicarci l’importanza delle tradizioni, della terra, dei miti, del sacro e della lingua stessa, in cui sono custodite le radici profonde del nostro essere al mondo. Pier Paolo Pasolini ha parlato la lingua della poesia da vero profeta - riuscendo a veicolarla e a consustanziarla in varie forme artistiche. Ha agito nella vita con tutto  il coraggio e la forza che poteva, rischiando e pagando sempre in prima persona per la sua indipendenza di opinione. Noi andiamo incontro - come il poeta aveva ben profetizzato - a un mondo disumanizzato, privo di autenticità, ingabbiato nelle maglie di un potere sottile il quale s’insinua nelle nostre case, nel cibo che “forse” mangiamo, nella lingua stessa che parliamo, annullando il DNA della nostra storia e delle nostre origini e distruggendo a poco a poco lo stesso pianeta. Occorre trovare la forza di riuscire a osservare bene in quale mondo noi oggi viviamo… un mondo che non sa più riconoscere Alì dagli occhi azzurri : l’immigrato, l’anziano, il disabile, il povero, il fratello, la madre, il bambino, l’amico, il vicino di casa, l’ammalato, la sorella … e né tantomeno le divinità dei padri dei nostri padri. Siamo partecipi “oggi” di questo divenire, e tutti siamo chiamati ad agire la storia con grande senso di responsabilità, obbedendo a un’indipendenza di visione che - considerata la perdita dei valori e il fallimento generale della politica - non può ancorarsi a nulla, eccetto che al rispetto e alla tutela della radice nuda dell’essere. La periferia dei Ragazzi di vita è diventata oggi la periferia dell’umano - l’estremo tragico di un sistema che sta cancellando la nostra identità. Oggi siamo tutti dei “diversi”, ciascuno di noi vive sull’orlo di qualche margine sociale estremo e tutti siamo affetti da una qualche povertà: povertà di lavoro, di pane, di cultura, di relazione, di salute, di diritto a vivere nella propria terra, ecc.. Il potere del mercato globale ha eretto degli steccati all’interno delle nostre stesse vite, viviamo delle vite mediate (fictions) e diventa sempre più arduo mantenere l’oggettività di giudizio a fronte di un’informazione spesso filtrata e della crescente distruzione della cultura dei popoli sull’intero pianeta. La globalizzazione sta annientando l’essenza che costituisce la matrice dell’essere e che preserva la civiltà solidale degli uomini. Pasolini è vissuto “dentro” la vita, mai a lato. La sua opera può definirsi - come ci indica Angela Biancofiore - “Le devenir d’une création”. E’ nel suo stesso vivere che scorre il flusso del “divenire” dell’opera. Tutti i giorni, con grande coraggio, il poeta si lancia nella lotta per esperire la vita e poter esprimere e risolvere i problemi della sua contemporaneità divenendo, pertanto, testimone attivo e responsabile del processo storico che si andava sviluppando in quegli anni. Pasolini è stato un artista sempre fedele a sé stesso, e per sete di giustizia, sempre si è battuto per la verità: «…e mi so incorreggibile nel perseguire la mia mania di verità …» -scrive il poeta in Trasumanar e organizzar. Il suo è stato un percorso “a raggiera”, con tante, e molto spesso simultanee, vie di espressione artistica, attraverso le quali si è sforzato di articolare e trasmettere la verità, che per un poeta è forse la sola questione importante; Dante stesso, del resto, ci ha mostrato che la verità è anche la politica, la storia, la religione, ecc.. In questo saggio, l’opera di Pasolini appare attualissima, e da ciò si evince che essa ha in sé la qualità di percorrere i tempi e la storia. L’opera d’arte “in divenire” è proprio quella che non si può racchiudere né in una formula né in un tempo unico e determinato. Ad Angela Biancofiore infatti, occorre riconoscere il merito di aver saputo analizzare tutta quanta l’arte di Pasolini captandone il ritmo vitale che la fa pulsare… ed è proprio questo battito vivo, che ci fa sentire attuale un’ opera rendendola valida in ogni tempo e in ogni luogo - come ci insegna Henri Maldiney -. Si pensi, d’altronde, al carattere cosmopolita di questo artista che s’interessava di Terzo Mondo, Africa, Grecia, Europa, Brasile … come sottolinea l’autrice stessa. Il ritmo è sempre presente in tutte le sue opere, dalla poesia alla pittura, dal teatro al cinema, ivi compreso nei suoi interventi critici, nei pezzi giornalistici, nelle interviste, ecc. . Ciò che respira nell’arte di Pasolini, è la vita stessa, come ben ci fa comprendere Angela Biancofiore. Ciò che eternizza l’opera è proprio questo “divenire dell’opera”: vita che è arte. L’arte, alla luce della vita, ricrea la vita e restituisce senso alla vita. La creazione artistica è un progetto (azione di gettare avanti) il cui lancio ricadendo nella vita stessa, ne organizza il “divenire”. Nel movimento di sistole e diastole c’è l’inspirazione verso il mondo della vita vera e l’espirazione verso l’arte di un progetto di mondo che poi ritorna nella vita vera secondo un movimento circolare. Ecco perché l’artista è responsabile attivo nella polis. Pasolini ha sperimentato mille modi per poter “significare” (nel senso pieno del termine: dal latino signum facĕre, “far segno” ), non soltanto il linguaggio letterario quindi, il quale è solo uno dei tanti linguaggi del corpo - come sottolinea l’autrice nel suo libro. Il rifiuto di scrivere versi, ad esempio, è anch’esso un linguaggio: utile per dire che si vive in un mondo cinico, incapace di accogliere la poesia, e ciò non significava certo il silenzio della poesia nel poeta, laddove invece, come attesta la ricerca di Angela Biancofiore, Pasolini continuava ad elaborare altre forme vitali capaci di veicolare la verità della vita. L’arte di Pasolini è sempre stata azione: un “far segni” che non solo dice, ma mostra, indica, incide e interviene nella realtà.  La création di Pasolini è come l’effluvio di un prato di fiori: si percepisce, senza distinguere la qualità precisa della fragranza di ciascun fiore… Ma quel che infine conta è che si avverte un unico profumo, che risulta nuovo e non attribuibile a nessuno di essi. L’analisi acuta e sensibile di Angela Biancofiore, non solo guarda all’ “insieme” della produzione artistica di Pasolini in maniera dettagliata e approfondita, ma disvela la “forma totale” dell’arte pasoliniana. La singolarità della ricerca, sta proprio nella sua precisa direzione orientata verso la comprensione dell’uomo-artista nella sua totalità. «E’ indispensabile liberare l’opera da una lettura puramente estetica al fine di ravvisare il suo significato profondo in una più vasta prospettiva culturale: tale è la problematica del nostro autore e in un certo senso, la sua profonda eredità » - ci dice l’autrice. La verità, meglio si esprime con l’arte, in quanto solo quest’ultima è capace di esprimerne la pluralità e la complessità: essa irradia quel particolare brillio che la rende cangiante e in perenne movimento. Pasolini viveva il divenire del suo tempo e lo rivitalizzava attraverso l’arte, creando una specie di metamorfosi costruttiva della realtà (corrispondente a un “progetto” culturale), e non lasciando mai fuori dalle sue opere i protagonisti reali della vita del suo tempo, presi nella loro verità e presentati senza finzioni, con la propria vita incisa sui volti o nelle pieghe stesse della lingua. Pasolini poiché aveva ben compreso, a mio avviso, che la lingua, i miti e la storia sono la fonte sacra dei segni, opponendosi alla loro distruzione per opera della civiltà di massa neocapitalista, li reintroduceva attualizzandone il senso, al fine di ri-significare: di ridare senso a una società in via di annientamento culturale. Il corpo dell’artista pertanto, non è disgiunto dalla storia, ma è dentro la storia e opera, agisce, attraverso il suo linguaggio artistico che articola la vita stessa, con tutti i mezzi a sua disposizione e inventandone altri che concorrono insieme a un’ unica forma: vita/arte. La “poesia” di Pasolini, infatti, è sempre presente e tradotta in varie forme artistiche che  non solo mimano la vita, ma la rivivono ricreandola. Non esiste una via assoluta, per comprendere come dobbiamo affrontare e superare questo momento cruciale della storia, ma la più valida forse, è quella che ci indica lo stesso poeta: TRASUMANAR E ORGANIZZAR. L’azione umana è transitiva rispetto alla storia. Fare politica e fare arte, o meglio “organizzare”, è possibile solo a partire da… e attraverso l’umano. Occorre transitare e vivere nell’umanità, per comprenderla, conoscere e salvaguardarne le radici, (essenziali per frenarne la caduta e per nutrire la sua contemporaneità) e superarla, organizzando le azioni, che, nel/del presente, faranno la storia di domani. Certamente oggi bisogna chiederci quanti di noi hanno la forza e il coraggio di guardare e obbedire solo e soltanto alla verità e non a dei meccanismi di potere. Pochi artisti nella storia hanno saputo creare dei capolavori, e quei pochi erano immersi nella luce della storia, a partire da Dante, e ne sono stati folgorati - e la loro arte dona ancora a distanza di secoli quel fulgore che è bellezza, sacro, divina scintilla del fuoco rubato agli Dei. Il sacro è la vita stessa. L’immanente e il trascendente sono uniti nel vincolo del ritmo vitale, nella corrente cosmica, dove ogni cosa diviene vita e dove i profeti ricevono la grazia della profezia. 
Comasia Aquaro 

mercoledì 13 gennaio 2016

"Bisogna riaccendere il fuoco della Vita con la musica e l’Amore" di Matiah Eckhard


                          

 Poesie 


di

  Matiah Eckhard
                                        


Luce,

mi  riporti in vita

mi sveli.  




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Foto di Comasia Aquaro



Luminoso è il mondo

quando naufrago.

Ad ogni scintilla

vedo una riva. 

        









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Canto d’inverno


Fresca luce

fai ondeggiare i colori

sulle cime degli alberi.

Un raggio penetra le nuvole chiare, 

questo raggio fulmina, inebria,

come un lampo,

sorprende.

Il mio cuore è sospeso a questo raggio

Dà ossigeno,

dà slancio alla mia visione.

Il raggio fulmina ma la luce è dolce,

così dolce, un flusso di vita emana da questo raggio,

diventa l’arteria del mio spirito,

mi ricarica, mi amplifica, mi compie.

Mi sento pieno,

pieno di questi riflessi che mi solleticano

il volto come una brezza.

Oh Dolce squarcio di nubi,

canto d’inverno, fa’ ondeggiare

ciò che, per stanchezza, avevo pietrificato.


 

Foto di Comasia Aquaro


In The Path Of The Light - Abdu Salim (The Fruit of Freemind)Giacomo Grassi - The long shades of trees swaying on segments of the mind





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La mia dimora è un tempio affascinante

in cui lo spirito ha sempre sposato la 

spontaneità.

Le persone che mi circondano

hanno così tante qualità e tanto Amore…

Una vita deliziosa

per chi sa osservarla.

 

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Vivere è già essere liberi.





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Se in un solo istante

posso sentire tutto l’amore

e la bellezza del Mondo

significa che l’unica soluzione delle sofferenze

è la felicità.

                                                                         Matiah Eckhard


(Traduzione dei testi a cura di Comasia Aquaro)