Pasolini. Devenir d’une création par Angela
Biancofiore
L’Harmattan, « Champs visuels », février
2012 ISBN : 978-2-296-96046-6 304 pages
Il libro “PASOLINI. DEVENIR
D’UNE CRÉATION” di Angela Biancofiore, ha il pregio
di far chiarezza su tutta la creazione artistica di Pier Paolo Pasolini da
cui spicca limpida la profezia del poeta che va accolta e intesa alla luce
del difficile processo storico che stiamo vivendo in Europa e nel mondo.
Scrive Angela Biancofiore: «…il suo lavoro di scrittore, di poeta e di
intellettuale ci ricorda che la cultura non è separata dalla
vita, e che la vita è anche un lungo cammino verso il divenire
della storia.» Prima che la storia diventi storia, come ci insegna anche
Gilles Deleuze, c’è un’area temporale che non è vuota, ma in formazione,
in divenire. Il divenire è pertanto un accadere partecipato da chi opera
nella contemporaneità, ed è in questo divenire che
noi poeti, artisti e intellettuali siamo chiamati a operare. L’umanità,
che è la vera protagonista della storia, dalla storia stessa rischia di
essere cancellata, poiché il male è banale - come ci avverte Hannah Arendt
- e pertanto, occorre sempre vigilare. E’ impossibile, purtroppo,
escludere il rischio, che la mina vagante dei totalitarismi,
possa riapparire camuffata sotto altre forme: essa trova terreno fertile
proprio laddove le masse non sanno più pensare. In un momento in cui
stiamo rischiando la perdita dell’umano e la distruzione del pianeta,
mettersi in ascolto delle opere pasoliniane con uno sguardo libero e
disancorato da qualunque sapere restrittivo, non può che farci
bene. Pasolini - secondo l’analisi di Angela Biancofiore - aveva previsto
che la forma di neocapitalismo progressista e unificatore che si affacciava
alla storia, avrebbe coinciso con l’industrializzazione totale del mondo e
con l’applicazione tecnologica della scienza, e di conseguenza avrebbe
formato una vera e propria unità culturale effettiva: una unità di forme
sociali, di beni e di consumi. Questa omologazione sarebbe sfociata proprio
in una “mutazione dei valori della cultura” come chiarisce
l’autrice - la quale aggiunge: «Pasolini arriva a definire una nuova
forma di fascismo che si diffonde in Italia, un fascismo derivato dalla
mutazione dei valori, ben più pericoloso del vecchio fascismo perché
riesce ad abbattere il sistema dei valori che il fascismo storico aveva
lasciato intatto. L’essere umano che è il prodotto di questa mutazione è
temibile perché non ha più radici.»
Il
sistema economico globale già produce, difatti, una società malata e robotica:
una “finta umanità” che appare sempre più incapace di pensarsi e di
rigenerarsi, tanto che, un po’ ovunque, sembra assente o difficile un sano
dialogo all’interno delle polis. Tutto ciò, come rileva Angela Biancofiore,
era stato annunciato da Pasolini, il quale, poiché ben percepiva che era
in atto una mutazione dei segni culturali, ha sempre cercato
di comunicarci l’importanza delle tradizioni, della terra, dei miti, del
sacro e della lingua stessa, in cui sono custodite le radici profonde del
nostro essere al mondo. Pier Paolo Pasolini ha parlato la lingua della
poesia da vero profeta - riuscendo a veicolarla e a consustanziarla in
varie forme artistiche. Ha agito nella vita con tutto il coraggio e
la forza che poteva, rischiando e pagando sempre in prima persona per la
sua indipendenza di opinione. Noi andiamo incontro - come il poeta aveva
ben profetizzato - a un mondo disumanizzato, privo di autenticità,
ingabbiato nelle maglie di un potere sottile il quale s’insinua nelle
nostre case, nel cibo che “forse” mangiamo, nella lingua stessa
che parliamo, annullando il DNA della nostra storia e delle nostre origini
e distruggendo a poco a poco lo stesso pianeta. Occorre trovare la forza
di riuscire a osservare bene in quale mondo noi oggi viviamo… un mondo che
non sa più riconoscere Alì dagli occhi azzurri :
l’immigrato, l’anziano, il disabile, il povero, il fratello, la madre, il
bambino, l’amico, il vicino di casa, l’ammalato, la sorella … e né
tantomeno le divinità dei padri dei nostri padri. Siamo partecipi “oggi”
di questo divenire, e tutti siamo chiamati ad agire la storia con grande
senso di responsabilità, obbedendo a un’indipendenza di visione che -
considerata la perdita dei valori e il fallimento generale della politica -
non può ancorarsi a nulla, eccetto che al rispetto e alla tutela della
radice nuda dell’essere. La periferia dei Ragazzi di vita è
diventata oggi la periferia dell’umano - l’estremo tragico di un sistema
che sta cancellando la nostra identità. Oggi siamo tutti dei
“diversi”, ciascuno di noi vive sull’orlo di qualche margine sociale
estremo e tutti siamo affetti da una qualche povertà: povertà di lavoro,
di pane, di cultura, di relazione, di salute, di diritto a vivere nella
propria terra, ecc.. Il potere del mercato globale ha eretto
degli steccati all’interno delle nostre stesse vite, viviamo delle vite
mediate (fictions) e diventa sempre più arduo mantenere l’oggettività di
giudizio a fronte di un’informazione spesso filtrata e della crescente
distruzione della cultura dei popoli sull’intero pianeta.
La globalizzazione sta annientando l’essenza che costituisce la matrice
dell’essere e che preserva la civiltà solidale degli uomini. Pasolini
è vissuto “dentro” la vita, mai a lato. La sua opera può definirsi - come
ci indica Angela Biancofiore - “Le devenir d’une création”. E’ nel
suo stesso vivere che scorre il flusso del “divenire” dell’opera. Tutti i
giorni, con grande coraggio, il poeta si lancia nella lotta per esperire
la vita e poter esprimere e risolvere i problemi della sua contemporaneità
divenendo, pertanto, testimone attivo e responsabile del processo storico
che si andava sviluppando in quegli anni. Pasolini è stato un artista sempre
fedele a sé stesso, e per sete di giustizia, sempre si è battuto per la
verità: «…e mi so incorreggibile nel perseguire la mia mania di verità …» -scrive il poeta in Trasumanar e
organizzar. Il suo è stato un percorso “a raggiera”, con tante, e
molto spesso simultanee, vie di espressione artistica, attraverso le quali
si è sforzato di articolare e trasmettere la verità, che per un poeta è
forse la sola questione importante; Dante stesso, del resto, ci
ha mostrato che la verità è anche la politica, la storia, la religione,
ecc.. In questo saggio, l’opera di Pasolini appare attualissima, e da ciò
si evince che essa ha in sé la qualità di percorrere i tempi e la storia.
L’opera d’arte “in divenire” è proprio quella che non si può racchiudere
né in una formula né in un tempo unico e determinato. Ad
Angela Biancofiore infatti, occorre riconoscere il merito di aver saputo
analizzare tutta quanta l’arte di Pasolini captandone il ritmo vitale che
la fa pulsare… ed è proprio questo battito vivo, che ci fa sentire attuale
un’ opera rendendola valida in ogni tempo e in ogni luogo - come ci
insegna Henri Maldiney -. Si pensi, d’altronde, al carattere cosmopolita
di questo artista che s’interessava di Terzo Mondo, Africa, Grecia,
Europa, Brasile … come sottolinea l’autrice stessa. Il ritmo è sempre presente
in tutte le sue opere, dalla poesia alla pittura, dal teatro al cinema,
ivi compreso nei suoi interventi critici, nei pezzi giornalistici, nelle
interviste, ecc. . Ciò che respira nell’arte di Pasolini, è la vita
stessa, come ben ci fa comprendere Angela Biancofiore. Ciò che eternizza
l’opera è proprio questo “divenire dell’opera”: vita che è arte. L’arte,
alla luce della vita, ricrea la vita e restituisce senso alla vita. La
creazione artistica è un progetto (azione di
gettare avanti) il cui lancio ricadendo nella vita stessa, ne organizza il
“divenire”. Nel movimento di sistole e diastole c’è l’inspirazione verso
il mondo della vita vera e l’espirazione verso l’arte di un progetto di
mondo che poi ritorna nella vita vera secondo un movimento circolare. Ecco
perché l’artista è responsabile attivo nella polis. Pasolini ha
sperimentato mille modi per poter “significare” (nel senso pieno
del termine: dal latino signum facĕre, “far segno” ), non soltanto il
linguaggio letterario quindi, il quale è solo uno dei tanti linguaggi del
corpo - come sottolinea l’autrice nel suo libro. Il rifiuto di scrivere
versi, ad esempio, è anch’esso un linguaggio: utile per dire che si vive
in un mondo cinico, incapace di accogliere la poesia, e ciò non significava
certo il silenzio della poesia nel poeta, laddove invece, come attesta la
ricerca di Angela Biancofiore, Pasolini continuava ad elaborare altre
forme vitali capaci di veicolare la verità della vita. L’arte di Pasolini
è sempre stata azione: un “far segni” che non solo dice, ma mostra,
indica, incide e interviene nella realtà. La création di
Pasolini è come l’effluvio di un prato di fiori: si percepisce, senza
distinguere la qualità precisa della fragranza di ciascun fiore… Ma quel
che infine conta è che si avverte un unico profumo, che risulta nuovo e
non attribuibile a nessuno di essi. L’analisi acuta e sensibile di Angela
Biancofiore, non solo guarda all’ “insieme” della produzione artistica di
Pasolini in maniera dettagliata e approfondita, ma disvela la “forma totale”
dell’arte pasoliniana. La singolarità della ricerca, sta proprio nella sua
precisa direzione orientata verso la comprensione dell’uomo-artista nella
sua totalità. «E’ indispensabile liberare l’opera da una lettura
puramente estetica al fine di ravvisare il suo significato profondo in una
più vasta prospettiva culturale: tale è la problematica del
nostro autore e in un certo senso, la sua profonda eredità » - ci dice
l’autrice. La verità, meglio si esprime con l’arte, in quanto solo
quest’ultima è capace di esprimerne la pluralità e la complessità: essa irradia quel particolare brillio che la rende
cangiante e in perenne movimento. Pasolini viveva il divenire del suo
tempo e lo rivitalizzava attraverso l’arte, creando una specie
di metamorfosi costruttiva della realtà (corrispondente a un “progetto”
culturale), e non lasciando mai fuori dalle sue opere i protagonisti reali
della vita del suo tempo, presi nella loro verità e presentati senza
finzioni, con la propria vita incisa sui volti o nelle pieghe stesse della
lingua. Pasolini poiché aveva ben compreso, a mio avviso, che la lingua, i
miti e la storia sono la fonte sacra dei segni, opponendosi alla loro
distruzione per opera della civiltà di massa neocapitalista, li
reintroduceva attualizzandone il senso, al fine di ri-significare: di
ridare senso a una società in via di annientamento culturale. Il corpo
dell’artista pertanto, non è disgiunto dalla storia, ma è dentro la storia e
opera, agisce, attraverso il suo linguaggio artistico che articola la vita
stessa, con tutti i mezzi a sua disposizione e inventandone altri che
concorrono insieme a un’ unica forma: vita/arte. La “poesia” di Pasolini,
infatti, è sempre presente e tradotta in varie forme artistiche che non
solo mimano la vita, ma la rivivono ricreandola. Non esiste una via
assoluta, per comprendere come dobbiamo affrontare e superare questo
momento cruciale della storia, ma la più valida forse, è quella che ci indica
lo stesso poeta: TRASUMANAR E ORGANIZZAR. L’azione umana è transitiva
rispetto alla storia. Fare politica e fare arte, o meglio “organizzare”, è
possibile solo a partire da… e attraverso l’umano. Occorre transitare e
vivere nell’umanità, per comprenderla, conoscere e salvaguardarne le
radici, (essenziali per frenarne la caduta e per nutrire la sua contemporaneità)
e superarla, organizzando le azioni, che, nel/del presente, faranno la
storia di domani. Certamente oggi bisogna chiederci quanti di noi hanno
la forza e il coraggio di guardare e obbedire solo e soltanto alla verità
e non a dei meccanismi di potere. Pochi artisti nella storia hanno saputo
creare dei capolavori, e quei pochi erano immersi nella luce della storia,
a partire da Dante, e ne sono stati folgorati - e la loro arte dona ancora
a distanza di secoli quel fulgore che è bellezza, sacro, divina scintilla
del fuoco rubato agli Dei. Il sacro è la vita stessa. L’immanente e il
trascendente sono uniti nel vincolo del ritmo vitale, nella corrente
cosmica, dove ogni cosa diviene vita e dove i profeti ricevono la grazia
della profezia.
Comasia Aquaro
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