giovedì 14 gennaio 2016

Pasolini. Devenir d’une création di Angela Biancofiore


Pasolini. Devenir d’une création par Angela Biancofiore 
L’Harmattan, « Champs visuels », février 2012 ISBN : 978-2-296-96046-6 304 pages 


Il libro PASOLINI. DEVENIR D’UNE CRÉATION” di Angela Biancofiore, ha il pregio di far chiarezza su tutta la creazione artistica di Pier Paolo Pasolini da cui spicca limpida la profezia del poeta che va accolta e intesa alla luce del difficile processo storico che stiamo vivendo in Europa e nel mondo. Scrive Angela Biancofiore: «…il suo lavoro di scrittore, di poeta e di intellettuale ci ricorda che la cultura non è separata dalla vita, e che la vita è anche un lungo cammino verso il divenire della storia.» Prima che la storia diventi storia, come ci insegna anche Gilles Deleuze, c’è un’area temporale che non è vuota, ma in formazione, in divenire. Il divenire è pertanto un accadere partecipato da chi opera nella contemporaneità, ed è in questo divenire che noi poeti, artisti e intellettuali siamo chiamati a operare. L’umanità, che è la vera protagonista della storia, dalla storia stessa rischia di essere cancellata, poiché il male è banale - come ci avverte Hannah Arendt - e pertanto, occorre sempre vigilare. E’ impossibile, purtroppo, escludere il rischio, che la mina vagante dei totalitarismi, possa riapparire camuffata sotto altre forme: essa trova terreno fertile proprio laddove le masse non sanno più pensare. In un momento in cui stiamo rischiando la perdita dell’umano e la distruzione del pianeta, mettersi in ascolto delle opere pasoliniane con uno sguardo libero e disancorato da qualunque sapere restrittivo, non può che farci bene. Pasolini - secondo l’analisi di Angela Biancofiore - aveva previsto che la forma di neocapitalismo progressista e unificatore che si affacciava alla storia, avrebbe coinciso con l’industrializzazione totale del mondo e con l’applicazione tecnologica della scienza, e di conseguenza avrebbe formato una vera e propria unità culturale effettiva: una unità di forme sociali, di beni e di consumi. Questa omologazione sarebbe sfociata proprio in una “mutazione dei valori della cultura” come chiarisce l’autrice - la quale aggiunge: «Pasolini arriva a definire una nuova forma di fascismo che si diffonde in Italia, un fascismo derivato dalla mutazione dei valori, ben più pericoloso del vecchio fascismo perché riesce ad abbattere il sistema dei valori che il fascismo storico aveva lasciato intatto. L’essere umano che è il prodotto di questa mutazione è temibile perché non ha più radici.» 
Il sistema economico globale già produce, difatti, una società malata e robotica: una “finta umanità” che appare sempre più incapace di pensarsi e di rigenerarsi, tanto che, un po’ ovunque, sembra assente o difficile un sano dialogo all’interno delle polis. Tutto ciò, come rileva Angela Biancofiore, era stato annunciato da Pasolini, il quale, poiché ben percepiva che era in atto una mutazione dei segni culturali, ha sempre cercato di comunicarci l’importanza delle tradizioni, della terra, dei miti, del sacro e della lingua stessa, in cui sono custodite le radici profonde del nostro essere al mondo. Pier Paolo Pasolini ha parlato la lingua della poesia da vero profeta - riuscendo a veicolarla e a consustanziarla in varie forme artistiche. Ha agito nella vita con tutto  il coraggio e la forza che poteva, rischiando e pagando sempre in prima persona per la sua indipendenza di opinione. Noi andiamo incontro - come il poeta aveva ben profetizzato - a un mondo disumanizzato, privo di autenticità, ingabbiato nelle maglie di un potere sottile il quale s’insinua nelle nostre case, nel cibo che “forse” mangiamo, nella lingua stessa che parliamo, annullando il DNA della nostra storia e delle nostre origini e distruggendo a poco a poco lo stesso pianeta. Occorre trovare la forza di riuscire a osservare bene in quale mondo noi oggi viviamo… un mondo che non sa più riconoscere Alì dagli occhi azzurri : l’immigrato, l’anziano, il disabile, il povero, il fratello, la madre, il bambino, l’amico, il vicino di casa, l’ammalato, la sorella … e né tantomeno le divinità dei padri dei nostri padri. Siamo partecipi “oggi” di questo divenire, e tutti siamo chiamati ad agire la storia con grande senso di responsabilità, obbedendo a un’indipendenza di visione che - considerata la perdita dei valori e il fallimento generale della politica - non può ancorarsi a nulla, eccetto che al rispetto e alla tutela della radice nuda dell’essere. La periferia dei Ragazzi di vita è diventata oggi la periferia dell’umano - l’estremo tragico di un sistema che sta cancellando la nostra identità. Oggi siamo tutti dei “diversi”, ciascuno di noi vive sull’orlo di qualche margine sociale estremo e tutti siamo affetti da una qualche povertà: povertà di lavoro, di pane, di cultura, di relazione, di salute, di diritto a vivere nella propria terra, ecc.. Il potere del mercato globale ha eretto degli steccati all’interno delle nostre stesse vite, viviamo delle vite mediate (fictions) e diventa sempre più arduo mantenere l’oggettività di giudizio a fronte di un’informazione spesso filtrata e della crescente distruzione della cultura dei popoli sull’intero pianeta. La globalizzazione sta annientando l’essenza che costituisce la matrice dell’essere e che preserva la civiltà solidale degli uomini. Pasolini è vissuto “dentro” la vita, mai a lato. La sua opera può definirsi - come ci indica Angela Biancofiore - “Le devenir d’une création”. E’ nel suo stesso vivere che scorre il flusso del “divenire” dell’opera. Tutti i giorni, con grande coraggio, il poeta si lancia nella lotta per esperire la vita e poter esprimere e risolvere i problemi della sua contemporaneità divenendo, pertanto, testimone attivo e responsabile del processo storico che si andava sviluppando in quegli anni. Pasolini è stato un artista sempre fedele a sé stesso, e per sete di giustizia, sempre si è battuto per la verità: «…e mi so incorreggibile nel perseguire la mia mania di verità …» -scrive il poeta in Trasumanar e organizzar. Il suo è stato un percorso “a raggiera”, con tante, e molto spesso simultanee, vie di espressione artistica, attraverso le quali si è sforzato di articolare e trasmettere la verità, che per un poeta è forse la sola questione importante; Dante stesso, del resto, ci ha mostrato che la verità è anche la politica, la storia, la religione, ecc.. In questo saggio, l’opera di Pasolini appare attualissima, e da ciò si evince che essa ha in sé la qualità di percorrere i tempi e la storia. L’opera d’arte “in divenire” è proprio quella che non si può racchiudere né in una formula né in un tempo unico e determinato. Ad Angela Biancofiore infatti, occorre riconoscere il merito di aver saputo analizzare tutta quanta l’arte di Pasolini captandone il ritmo vitale che la fa pulsare… ed è proprio questo battito vivo, che ci fa sentire attuale un’ opera rendendola valida in ogni tempo e in ogni luogo - come ci insegna Henri Maldiney -. Si pensi, d’altronde, al carattere cosmopolita di questo artista che s’interessava di Terzo Mondo, Africa, Grecia, Europa, Brasile … come sottolinea l’autrice stessa. Il ritmo è sempre presente in tutte le sue opere, dalla poesia alla pittura, dal teatro al cinema, ivi compreso nei suoi interventi critici, nei pezzi giornalistici, nelle interviste, ecc. . Ciò che respira nell’arte di Pasolini, è la vita stessa, come ben ci fa comprendere Angela Biancofiore. Ciò che eternizza l’opera è proprio questo “divenire dell’opera”: vita che è arte. L’arte, alla luce della vita, ricrea la vita e restituisce senso alla vita. La creazione artistica è un progetto (azione di gettare avanti) il cui lancio ricadendo nella vita stessa, ne organizza il “divenire”. Nel movimento di sistole e diastole c’è l’inspirazione verso il mondo della vita vera e l’espirazione verso l’arte di un progetto di mondo che poi ritorna nella vita vera secondo un movimento circolare. Ecco perché l’artista è responsabile attivo nella polis. Pasolini ha sperimentato mille modi per poter “significare” (nel senso pieno del termine: dal latino signum facĕre, “far segno” ), non soltanto il linguaggio letterario quindi, il quale è solo uno dei tanti linguaggi del corpo - come sottolinea l’autrice nel suo libro. Il rifiuto di scrivere versi, ad esempio, è anch’esso un linguaggio: utile per dire che si vive in un mondo cinico, incapace di accogliere la poesia, e ciò non significava certo il silenzio della poesia nel poeta, laddove invece, come attesta la ricerca di Angela Biancofiore, Pasolini continuava ad elaborare altre forme vitali capaci di veicolare la verità della vita. L’arte di Pasolini è sempre stata azione: un “far segni” che non solo dice, ma mostra, indica, incide e interviene nella realtà.  La création di Pasolini è come l’effluvio di un prato di fiori: si percepisce, senza distinguere la qualità precisa della fragranza di ciascun fiore… Ma quel che infine conta è che si avverte un unico profumo, che risulta nuovo e non attribuibile a nessuno di essi. L’analisi acuta e sensibile di Angela Biancofiore, non solo guarda all’ “insieme” della produzione artistica di Pasolini in maniera dettagliata e approfondita, ma disvela la “forma totale” dell’arte pasoliniana. La singolarità della ricerca, sta proprio nella sua precisa direzione orientata verso la comprensione dell’uomo-artista nella sua totalità. «E’ indispensabile liberare l’opera da una lettura puramente estetica al fine di ravvisare il suo significato profondo in una più vasta prospettiva culturale: tale è la problematica del nostro autore e in un certo senso, la sua profonda eredità » - ci dice l’autrice. La verità, meglio si esprime con l’arte, in quanto solo quest’ultima è capace di esprimerne la pluralità e la complessità: essa irradia quel particolare brillio che la rende cangiante e in perenne movimento. Pasolini viveva il divenire del suo tempo e lo rivitalizzava attraverso l’arte, creando una specie di metamorfosi costruttiva della realtà (corrispondente a un “progetto” culturale), e non lasciando mai fuori dalle sue opere i protagonisti reali della vita del suo tempo, presi nella loro verità e presentati senza finzioni, con la propria vita incisa sui volti o nelle pieghe stesse della lingua. Pasolini poiché aveva ben compreso, a mio avviso, che la lingua, i miti e la storia sono la fonte sacra dei segni, opponendosi alla loro distruzione per opera della civiltà di massa neocapitalista, li reintroduceva attualizzandone il senso, al fine di ri-significare: di ridare senso a una società in via di annientamento culturale. Il corpo dell’artista pertanto, non è disgiunto dalla storia, ma è dentro la storia e opera, agisce, attraverso il suo linguaggio artistico che articola la vita stessa, con tutti i mezzi a sua disposizione e inventandone altri che concorrono insieme a un’ unica forma: vita/arte. La “poesia” di Pasolini, infatti, è sempre presente e tradotta in varie forme artistiche che  non solo mimano la vita, ma la rivivono ricreandola. Non esiste una via assoluta, per comprendere come dobbiamo affrontare e superare questo momento cruciale della storia, ma la più valida forse, è quella che ci indica lo stesso poeta: TRASUMANAR E ORGANIZZAR. L’azione umana è transitiva rispetto alla storia. Fare politica e fare arte, o meglio “organizzare”, è possibile solo a partire da… e attraverso l’umano. Occorre transitare e vivere nell’umanità, per comprenderla, conoscere e salvaguardarne le radici, (essenziali per frenarne la caduta e per nutrire la sua contemporaneità) e superarla, organizzando le azioni, che, nel/del presente, faranno la storia di domani. Certamente oggi bisogna chiederci quanti di noi hanno la forza e il coraggio di guardare e obbedire solo e soltanto alla verità e non a dei meccanismi di potere. Pochi artisti nella storia hanno saputo creare dei capolavori, e quei pochi erano immersi nella luce della storia, a partire da Dante, e ne sono stati folgorati - e la loro arte dona ancora a distanza di secoli quel fulgore che è bellezza, sacro, divina scintilla del fuoco rubato agli Dei. Il sacro è la vita stessa. L’immanente e il trascendente sono uniti nel vincolo del ritmo vitale, nella corrente cosmica, dove ogni cosa diviene vita e dove i profeti ricevono la grazia della profezia. 
Comasia Aquaro 

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